Ai lettori

Di seguito un NUOVO articolo scritto dal convittore Luigi Giordano di Carpino indirizzata ai lettori del Giornale di Convitto il Mosaico (numero di dicembre 2008)

Ai lettori...

Carissimi ragazzi, un caloroso saluto e bentornati alla lettura di questo nuovo numero del nostro “Mosaico”! Come ogni anno noi della redazione decidiamo l’uscita del giornale immediatamente prima di Natale anche per porgere a tutti un augurio di Buone Feste e in particolare di un Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Anche questa volta proponiamo le rubriche fisse “Alla scoperta del territorio, “I mestieri di una volta” “La civiltà contadina”, “La natura amica”, poi una nuova rubrica “Alla riscoperta dei Parchi” che occupandosi, in ogni numero, della descrizione di un Parco vuole dare giusto risalto al nostro grande patrimonio boschivo. Il notiziario offre giusta evidenza alle nostre piccole cose quotidiane nell’ambito scolastico e convittuale mentre un occhio sul mondo che ci circonda lo diamo attraverso le pagine di “Riflettendo e curiosando qua e là”.

Ora però ho voglia di confidarvi un episodio che ha segnato una svolta decisiva nella mia vita di ragazzo. Questa mia riflessione che sto per fare può risultare interessante anche per quei ragazzi della terza media che probabilmente leggeranno questo giornale: infatti nell’attività di orientamento svolto dal nostro istituto presso le Scuole Medie della provincia è consuetudine, ormai, distribuire insieme ai depliant informativi sulla scuola anche una copia del “Mosaico”. L’episodio che vi sto per raccontare risale a qualche anno fa, quando avevo quattordici anni e frequentavo l’ultimo anno delle medie. Era il momento della scelta della scuola superiore. Sembrava una scelta banale, facile da risolvere, con un si o un no. Ragazzi e ragazze, credetemi, non è così. Scegliere una scuola che si deve frequentare per cinque anni, è importantissimo, per innumerevoli ragioni. Si sceglie per dare alla vita un nuovo futuro: inizia un cammino che può segnare positivamente o negativamente la vita di un ragazzo. Vado al dunque. Tutto iniziò in una lontana e fredda mattina di novembre del duemilaquattro: a scuola, il professore ci conduce in aula informatica dicendoci che dei professori dell’Istituto Tecnico Agrario di San Severo ci dovevano fare assistere ad una proiezione riguardante il corso di studi agrari. Devo confessare che la notizia ha reso me, come tanti altri, felici perché capitava proprio in un momento in cui un po’ di distrazione avrebbe fatto bene, anche se, ancora una volta, ci toccava sorbirci un noioso elenco di “vantaggi” che l’offerta proposta ci avrebbe portato. Come salvarmi? Bastava estraniarsi e pensare ad altro. Però devo ammettere che, sarà per il fatto che questo corso di studi mi era poco familiare e c’era un po’ di curiosità, sarà perché le diapositive riuscivano a dare chiarezza ai contenuti espressi dal professore, fatto è che riuscii a prestare più attenzione di quanto mi prefiggessi all’inizio. Un particolare che mi incuriosì più di ogni altro fu una certa “Casa dello Studente” o “Convitto”. Capii che era una struttura idonea ad ospitare tutti quegli studenti che decidendo di frequentare questa scuola o una qualsiasi altra scuola con sede a San Severo, volessero risolvere il problema del pendolarismo. Alla fine ci hanno dato dei volantini e siamo tornati in classe. Tutti gli amici, conoscendo i miei interessi e la mia inclinazione verso alcune materie mi consigliarono l’iscrizione. Ma io troncai ogni discussione rispondendo che a San Severo non ci sarei mai andato, non volevo vivere lontano dagli amici e dalla famiglia. Pensavo che tutto fosse finito lì ma la sera a casa, mentre guardavo la tv, suona il campanello. Vedo entrare due signori, uno con dei bei baffi e l’altro con uno smagliante sorriso. Erano i prof. che la mattina erano venuti a fare orientamento nella mia classe! Un amico di classe li aveva indirizzati a casa mia sapendo anche che i miei genitori avevano interesse ad avere informazioni su questo Istituto. Hanno mostrato alla mia famiglia tutti i video clip che descrivevano la scuola ed il convitto. Questa volta mi ero volutamente estraniato perché avevo scartato ormai questa ipotesi anche perché l’unico amico che aveva mostrato di volere fare con me questa scelta mi aveva abbandonato. Le voci le sentivo lontane, nella mia mente si accavallavano tanti pensieri soprattutto quello riguardante il mio possibile soggiorno in Convitto: ero solo del mio paese, con chi avrei potuto fare amicizia, come si fa a stare lontani una settimana da casa! Ad un tratto ho sentito lo spintone di mia madre che mi invitava a salutare i due professori: ero salvo! Potevo finalmente rasserenarmi. Dopo qualche giorno a tavola informo i miei genitori che era prossima la scadenza per presentare la domanda di iscrizione alla scuola superiore. Fu allora che essi ritornarono sull’argomento affermando che erano rimasti favorevolmente impressionati dalle parole dei “due professori di San Severo”, ne seguì una lunga ed accorata discussione; alla fine i miei genitori conclusero che la loro insistenza era soprattutto dovuta al fatto di sapermi in fondo interessato e portato per questi studi, comunque dichiararono di lasciare a me una libera decisione. Ricordo che furono giorni di intenso travaglio: restare a Carpino e frequentare una scuola che non mi avrebbe procurato nessun cambiamento di abitudini o rischiare uno sconvolgimento della mia esistenza con una scelta che mi lasciava tanti interrogativi? Alla fine decidevo di iscrivermi all’istituto tecnico agrario. Ricordo ancora l’emozione del primo giorno quando entrai in Convitto e gli occhi lucidi di commozione di mia madre quando mi salutò per andare via!. Ora tutto mi sembra così lontano e i miei timori? si sono rivelati del tutto infondati. Mi sono trovato in un ambiente così accogliente e familiare che dopo qualche settimana i sei giorni di permanenza in Convitto volavano via! Ho conosciuto tanti amici, ho sentito rompersi quel cerchio che mi teneva legato al mio paese. Vivo sapendo di poter contare su figure speciali, gli istitutori, per ogni bisogno e non solo per quanto riguarda l’aspetto scolastico: sono padri, amici, sono maestri di vita. L’esperienza che vivo ogni giorno mi arricchisce sia perché aumenta il bagaglio delle mie conoscenze sia perché lo stare insieme agli altri mi dà sicurezza, mi dà la certezza che non avrò timori un domani di tuffarmi nella società, perché io già vivo con una grande esperienza di relazioni. Mi accorgo di essermi dilungato, ma la soddisfazione per aver fatto una buona scelta mi dà un entusiasmo che difficilmente riesco a contenere. Termino qui con una convinzione: a volte le scelte devono essere ponderate ma ci vuole anche una dose di coraggio per non vedere sempre nero davanti a noi!

Luigi Giordano

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Data: 
Sabato, Febbraio 6, 2021 - 19:00

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