Scoperta del territorio: LESINA

LESINA

Nella rubrica, denominata “Alla scoperta del territorio”, che ha il fine di favorire la conoscenza del nostro territorio provinciale relazionando su alcuni comuni di residenza degli studenti ospiti del Convitto, ho scelto, questa volta, di parlarvi del mio paese di origine, Lesina, adagiato su una penisoletta della sponda meridionale della omonima laguna. La sua origine è incerta, ma i ritrovamenti di resti di capanne e di attrezzi che potrebbero risalire all'età del bronzo fanno supporre che il luogo fosse abitato fin dalla preistoria. La tradizione vuole che Lesina sia stata fondata nel VI secolo da una colonia dalmata di pescatori cristiani. Questa ipotesi è molto probabile anche perché, ironia della sorte, l'isola della Croazia dalla quale si pensa provenissero, si chiama anch'essa Lèsina (Isola di Lesina), e la chiesa di quest'ultima è intitolata a San Clemente, come la chiesa, sommersa purtroppo da un maremoto, che sorgeva anticamente nella nostra Lesina. Al tempo dei Romani è nota come Alexina. Fu spesso funestata da terremoti e inondazioni marine, e la sua popolazione decimata dalla malaria. A testimonianza delle attività vulcaniche rimangono le acque calde del torrente Caldoli che scorre nei pressi del Santuario di San Nazario. Il borgo, ebbe una certa importanza in epoca longobarda; offrì ospitalità nel 668 agli abitanti di Lucera sfuggiti alle truppe dell'imperatore Costante II. Inoltre la pescosità del lago richiamò molta altra gente dai dintorni e anche da posti molto lontani, come dall'isola di Lesina in Dalmazia. Era recintata da un antico muro che la proteggeva sia dal mare sia dalle scorrerie dei Saraceni e dei pirati Slavi. Svariati sono gli indizi e le testimonianze su Lesina nel Medioevo. Degno di nota è ciò che accadde nel 1089, allorché la Contessa Matilde di Canossa era discesa lungo la costa adriatica per andare a venerare l'Arcangelo Michele nella Basilica a lui dedicata sul Gargano.

Approdata sulle coste di Lesina, il Conte Petrone la invitò a riposare con le sue damigelle e tutto il suo seguito. In onore della stessa, quella sera, ci fu un ricco banchetto. Non si sa se a causa dei fumi del vino o per cos'altro, paggi e cavalieri del Conte pensarono di non dover passare la notte da soli. Quella notte si udirono strani rumori intorno alle stanze assegnate alle damigelle: erano i commensali che bussavano alle porte delle damigelle nella speranze di concludere meglio la serata. La Contessa Matilde, subito informata da quest'ultime, ne fu indignatissima e si affrettò a lasciare il castello del Conte con tutto il suo seguito. L'offesa, per lei gravissima, non poteva rimanere impunita. Per vendicarsi fece assediare il castello e i suoi guastatori, per vie sotterranee e canali, operarono in modo che le acque del vicino lago affogassero i colpevoli. Dal sec. XI al XVI fu sede vescovile. Subì le scorrerie dei Turchi e fu spesso devastata da terremoti e inondazioni, Il possesso del suo lago fu a lungo conteso dall'abbazia benedettina di Montecassino e da quella delle Tremiti. Già in quei tempi i pesci della laguna erano rinomati , specialmente a Napoli nel periodo di Natale, dove i traìni (carri trainati da quadrupedi) carichi ci andavano in due giorni. Ed anche allora quei pesci erano considerati migliori di altri di diversa provenienza. Essi erano così abbondanti che si mettevano sotto sale per conservarli ed esportarli all'estero. Questo conferma come il lago di Lesina fu sempre al centro delle attività economiche del paese e nel passato rappresentò una fonte non trascurabile di reddito per i prodotti della pesca e della caccia.

Il lago, che più propriamente bisognerebbe chiamare laguna, ha una forma allungata parallela alla costa; è lungo ventidue chilometri e largo da circa due a un massimo di tre; la sua profondità raggiunge solo in qualche punto il metro e mezzo; la composizione delle sue acque, generalmente è molto simile a quella del mare. Mutamenti notevoli, però, possono essere causati dalle piogge e dall'evaporazione estiva, oltre che dall'attività dei corsi d'acqua dolce che in essa si riversano. Il lago è chiuso da sponde bassissime ed è separato dal mare da un cordone litoraneo coperto di vegetazione, detto Bosco Isola, sul quale è sorto l'insediamento turistico di Marina di Lesina. Grazie all'umidità caratteristica del suo ambiente, la laguna di Lesina è considerata un biotopo di particolare pregio naturalistico, adatto alla sosta ed al rifugio di numerose specie di uccelli migratori. Ne sono state contate 200, di cui 69 legate alla laguna per necessità riproduttive. Simili concentrazioni si possono trovare solo sul delta del Po o in quelli dei grandi fiumi del Nord Africa o del Sud Europa. Le specie più importanti: il Gabbiano roseo, il Cavaliere d'Italia, la Garzetta, la Spatola, il Falco di palude, il Fraticello, il Mignattaio, l'Avocetta, il Beccapesci, il Mignattino ed il Martin pescatore il Germano maschio o femmina, il Moriglione, la Volpòca, l'Alzavola, la Gallinella, la Gru, l'Airone, la Folaga. Quanto alle specie acquatiche è naturale trovare specie dominanti che gradiscono esclusivamente ambienti dolcificati (zone centro-orientali e a sud) come lo spinarello e la carpa, oppure specie che preferiscono ambienti prevalentemente salini o più simili al mare (zone vicine ai canali) come triglia, soleide, sarago, occhiata. Esistono, poi, specie che si possono trovare in tutte le zone della laguna cefali, branzini, orata e latterino. Altre specie osservabili quasi esclusivamente nel periodo della montata sono i rombi, l'aguglia, il gronco, la sardina, l'alice. Vivono nella laguna anche dei crostacei, come il Penaeus kerathurus (mazzancolla), che raggiunge le misure di 12 - 14 grammi, e nel passato, grazie alle semine effettuate dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, che è presente sul posto con l'Istituto per lo Sfruttamento Biologico delle Lagune, un'altra varietà, il japonicus (mazzancolla asiatica), ha mostrato buone capacità di adattamento.

Discorso a parte, invece, è quello relativo alle anguille che popolano il bacino lesinese. Ne esistono due specie: quella maretica e quella pantanina. Le maretiche sono quelle che sovrintendono alla propagazione della specie, disposte anche ad emigrare per tale scopo. Il loro peso può raggiungere anche i tre chili. Le anguille pantanine, invece, non mostrano nemmeno la tendenza al viaggio in mare, sono quindi le anguille sedentarie che non hanno raggiunto lo stato di maturità necessario alla propagazione della specie.

Non voglio dilungarmi ancora ma termino con un invito a visitare Lesina e il suo territorio; le attrattive sono diverse, non solo naturalistiche e ambientali: il borgo vecchio con la sua imponente Cattedrale ed il palazzo Vescovile risalente al 1200, la Casa del Pescatore (Museo etnografico della città di Lesina), le Pietre Nere (gruppo di rocce risalenti alla preistoria) e, grazie ad un punto di imbarco (v. figura) è possibile fare un giro sul lago potendone ammirare le bellezze naturali e tante curiosità: l’isolotto di San Clemente posto ad un centinaio di metri dalla riva a ricordo di un antico monastero, i sandali (imbarcazioni tipiche a fondo piatto e vela quadrata), le marotte (recipienti in legno immersi in acqua e ricoperti di rete metallica dentro cui vengono poste le anguille). Per finire voglio ricordare le numerose feste popolari di carattere religioso e non: fra queste la festa di San Primiano, patrono di Lesina dal 14 al 16 maggio, la Santa Regata sul Lago il 15 di Maggio, San Nazario con il pellegrinaggio all’omonimo Santuario il 28 di Luglio, la manifestazione gastronomica “Le anguille di Lesina” in prossimità delle feste natalizie.

Primiano Mattei

Data Articolo: 
Martedì, Aprile 7, 2009 - 14:30

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